L’universo musicale del melodramma: opera seria ed opera buffa

 Lo sviluppo del melodramma costituisce, a detta di molti, uno degli eventi più significativi della storia della musica occidentale. Lo studioso E.Fubini, che pone in relazione la nascita del melodramma con lo sviluppo dell’armonia, pone l’accento sul collegamento tra questi due eventi.

Scrive: “Due episodi hanno contrassegnato l’inizio di una nuova era nella storia della musica: l’invenzione dell’armonia e l’invenzione del melodramma.Tutte le polemiche sulla musica svoltesi nel Seicento e Settecento hanno avuto origine da questi due eventi rivoluzionari che hanno polarizzato l’attenzione dei filosofi, dei letterati e del pubblico colto.Armonia e melodramma nascono non a caso contemporaneamente, dal momento che il melodramma implica necessariamente un accompagnamento musicale che consenta e favorisca una successione temporale dei dialoghi e dell’azione drammatica, ciò che la polifonia con il suo sovrapporsi parallelo di più voci svolgentesi contemporaneamente non poteva permettere.Questa rivoluzione (…) ha allo stesso tempo creato un gran numero di problemi estetici, filosofici e musicali , e persino matematici e acustici, di cui si trova l’eco negli innumerevoli articoli, opuscoli, pamphlet, trattati che abbondano nel Seicento e Settecento”

L’attenzione degli intellettuali , tra ‘600 e ‘700, per l’opera ci introduce dunque ad una riflessione intorno a questioni che accompagnano fin dalle origini il percorso della musica in Occidente. La consapevolezza di essere posti di fronte ad una novità significativa quale il melodramma induce infatti molti intellettuali, musicisti…ad interrogarsi nuovamente e con strumenti nuovi di indagine intorno a questioni per così dire “fondative” della storia della musica occidentale, quali il valore dell’imitazione e dell’espressione nella musica, la relazione tra musica e poesia, la dignità morale e culturale della musica stessa..

Il dibattito che si accende con particolare forza nell’ambito della musica vocale può essere facilmente collegato alle grandi trasformazioni che investono il teatro musicale e che sono prodotte dalla nascita dell’opera buffa accanto alla più tradizionale opera seria.

L’opera buffa costituisce un elemento di rottura evidente : mentre l’opera seria, strutturata sulla ben nota alternanza di recitativo ed aria da cui emerge lo spirito nobile ed austero della composizione, mette in scena eroi dell’universo mitico e della storia antica, con situazioni nelle quali il pubblico di corte ama riconoscere se stesso, nella generale esaltazione di virtù “alte” quali la fedeltà, il coraggio, lo spirito di sacrificio…, l’opera buffa apre lo spettatore ad un altro universo espressivo ed umano.

In uno stile “facile” ed agile, incline alla contabilità,e caratterizzata da melodie non di rado legate al ritmo i danza, l’opera buffa mette in scena la vita quotidiana; i suoi protagonisti sono spesso legati al mondo popolare-borghese, dove si intrecciano vicende nelle quali la risoluzione dei problemi non è dipendente da interventi di forze soprannaturali ma dall’ordine delle cose di questo mondo.

C’è dunque, nell’opera buffa, una tendenza ad esaltare la naturalità che è , nello stesso tempo, semplicità ed immediatezza della melodia e semplicità ed immediatezza delle situazioni umane che si vogliono rappresentare.

Scrive in proposito G. Pestelli:

II due mondi, opera seria ed opera buffa, a metà secolo sono così diversi sul piano musicale che si richiamano a istituti linguistici autonomi: lo si vede bene quando l’opera buffa fa il verso a quella seria, secondo un gusto per la parodia che l’accompagna fino dalle origini; si assume il linguaggio dell’opera seria (virtuosismi vocali, ampi intervalli fra il registro acuto e quello grave, recitativi accompagnati) per denotare un non borghese , un nobile, un militare di alto grado;oppure ironicamente per individuare all’altro estremo della scale sociale un popolano o un borghese che per stoltezza si gonfiano a situazioni più grandi di loro: l’artificio (cioè arte consumatissima) del virtuosismo vocale è còlto in questo contesto come infrazione alla naturalezza del comportamento e del sentire.

Se l’elemento della naturalità diventa centrale nella relazione antagonistica tra opera seria ed opera buffa possiamo leggere tutto ciò come espressione di una generale trasformazione culturale che vede , nel ‘700, un rinnovamento della nozione di razionalità

Il passaggio al ‘700 possiamo collocarlo come progressiva revisione dell’idea secentesca di razionalità nella direzione di una più forte interazione con l’idea di naturalità. Basta leggere quanto nel Discorso Preliminare dell’Enciclopedia delle Scienze , delle Arti e dei Mestieri, si dice a proposito della distinzione tra “sistema” e “spirito sistematico”. Il termine sistema riguarda una sorta di irrigidimento dogmatico della ragione che finisce per tradurre la sua azione in un continuo misconoscimento della concretezza del mondo ; al contrario, l’uso della razionalità ,che rientra nel grande progetto di rifondazione del sapere promosso dagli enciclopedisti, si concretizza nella spirito sistematico, con cui si allude ad una ragione che si misura con la concretezza e che coglie e misura se stessa in un continuo e produttivo confronto con il mondo dell’esperienza.

                                                          esperienza

RAGIONE                                            gusto

                                                        sentimento

Proviamo allora a pensare a quanto avviene nell’ambito della musica strumentale: ci riferiamo allo stile galante , sul quale riflette J.A.Scheibe in uno scritto pubblicato nella rivista “Der critischer Musikus” (1737). Lo scrittore critica la produzione musicale di Bach che viene accusato di eccedere nella complicazione contrappuntistica, con grave danno per la componente melodica, e di mortificare l’elemento della piacevolezza, della spontaneità, dell’immediatezza, insomma, dell’evento artistico.

Lo stile galante punta, infatti, a restituire alla natura il ruolo di ispirazione per il compositore che deve, con l’arte , abbellirla, valorizzarla, e non misconoscerla o soffocarla. L’esperienza artistica viene ripensata all’insegna della “facilità”: facile l’ascolto di una melodia, il cui andamento deve saper suscitare il piacere nell’ascoltatore attraverso il sentimento della conciliazione e facile, in certo senso, pure l’esecuzione del brano per un “musicista” anche dilettante che si deve poter accostare alla musica con semplicità e soddisfazione.

Scrive G.Pestelli :

“Anche nelle raccolte di sonate e concerti , la gloria del principe o del cardinale non è più l’unico oggetto delle dediche e “dilettanti conoscitori” sono spesso menzionati insieme; la “facilità” diviene un requisito importante, e alcuni cataloghi editoriali indicano accanto ai titoli classifiche di “facile”, “molto facile”, “semifacile”; qualche raccolta è generosamente indicata per “esecutori abili e non abili”, ma sono chiaramente gli ultimi ad essere avvantaggiati. Nasce una sorta di “sonatismo delle dame”: Ch.Nichelmann pubblica (Norimberga 1749,1760) Brevi sonate da cembalo ad uso di chi ama il cembalo massime delle dame, G.A.Paganelli (Amsterdam 1757) chiama le 6 Sonatines pour le clavecin “Divertissement de le beau sexe”, e varie sono le sonate “à l’usage des Dames” di C.Ph.E.Bach”